martedì 25 marzo 2014

Festa della donna: il faticoso percorso verso l'emancipazione femminile

Fin dall'antichità la donna è stata sottomessa all'autorità maschile. Confinata nella sfera domestica, veniva spesso esclusa dai campi più rilevanti del sapere e del fare.
Solo di recente la condizione femminile ha fatto passi da gigante. Grazie a una maggiore consapevolezza di se stesse, le donne hanno cominciato a rivendicare il loro diritto di "esserci" e di contare in ambiti che in passato erano loro proibiti.
Per arrivare a questi risultati, hanno dovuto lottare duramente, rischiando a volte di perdere, persino, la vita. L'obiettivo, per secoli, è stato sempre lo stesso: offrire alle generazioni future una realtà migliore di quella che loro stavano vivendo.

I primi cambiamenti sociali sono apparsi alla fine del XIX secolo. Nei paesi occidentali, le donne cominciavano a ottenere le prime lauree, anche se non poteva-no esercitare le libere professioni, come il medico e l'avvocato. La figura femminile, per migliaia di anni, è stata esclusa dai diritti civili e politici, a cominciare da quello dell'uguaglianza di fronte alla legge fino alla possibilità di andare a votare.
Diritti che saranno conquistati solo a partire dal Novecento: le donne potevano considerarsi "cittadine con pieni diritti" solo nel Secondo Dopoguerra. Infatti in Italia le donne hanno votato per la prima volta al referendum del due giugno 1946 per scegliere quale forma di governo dare allo stato.

Oggi le donne sono parte fondamentale della nostra società e svolgono lavori pari a quelli degli uomini. La presenza femminile nelle scuole e nelle università supera quella maschile. Fanno i dirigenti d'azienda, gli autisti di autobus e i piloti di aerei. Nell'Occidente, le donne hanno accesso indistintamente a tutte le professioni e alle cariche politiche e costituiscono una fetta consistente della popolazione attiva.
Purtroppo in altre parti del mondo non è così. Per esempio, nei paesi sottosviluppati, le donne non sono istruite e sono ancora sottomesse economicamente e socialmente agli uomini. Molte bambine sono costrette persino a sposarsi con uomi-ni molto più grandi di loro per volere dei propri genitori.
Per questa ragione esiste la “Giornata internazionale della donna”. La festa ricorre l'otto marzo di ogni anno per ricordare sia le con-quiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discrimina-zioni e le violenze cui sono ancora oggetto in molte parti del mondo.

Contrariamente a quanto raccontano i mass media, l'otto marzo non ricorderebbe la morte di centinaia di operaie nel rogo di un'inesistente fabbrica di camicie avvenuto a New York, bensì rievocherebbe l'iniziativa di alcune donne del partito socia-lista americano di Chicago, le quali, nel lontano 1908, organizzarono una conferenza chiamata "Woman’s Day", (il Giorno della donna) a cui tutte le donne erano state invitate.
Nell'incontro si discusse dello sfruttamento fatto dai datori di lavoro a discapito delle operaie in termini di basso salario e di orario di lavoro, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne.
Quest'iniziativa non ebbe un seguito immediato, ma alla fine dell'anno il Partito Socialista americano raccomandò a tutte le sezioni locali "di riservare l'ultima domenica di febbraio di ogni anno all'organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile".

Oggi il giorno della donna ha però assunto tutte le caratteristi-che tipiche di una festa consumistica, inducendo le nuove generazioni a dimenticare i sacrifici, gli sforzi e le difficoltà che le donne, nel corso dei secoli, hanno dovuto affrontare per ottenere l'emancipazione. Malgrado i passi compiuti, resta ancora molto da fare. L'ingresso delle donne nel mondo del lavoro non ha infatti modificato la divisione dei ruoli all'interno della famiglia: il lavoro domestico, la cura dei figli e dei parenti anziani è ancora quasi interamente sulle spalle della donna. Anche quando lavora.
A queste difficoltà, per alcune si aggiunge anche la violenza domestica. Troppe donne vengono ingiustamente maltrattate, picchiate e uccise dai loro mariti o compagni.

(Giulia Manco II B e Giulietta Rosafio II B)